La proposta del Governatore della Banca d’Italia sulle retribuzioni può essere intesa come una sollecitazione ad attuare quanto è previsto da tempo nel “protocollo Giugni” del luglio 1993: collegare alla produttività o alla redditività aziendale una parte consistente degli aumenti di retribuzione contrattati a livello di impresa, esentandoli dalla contribuzione previdenziale.

Ma la stessa proposta può essere intesa in modo assai diverso: la flessibilizzazione della retribuzione come una sorta di alternativa a quella “flessibilità in uscita”, cioè possibilità di licenziare se le cose vanno male, contro la quale i sincacati italiani da tempo fanno muro.