ARCHIVIO DEGLI SCRITTI DI PIETRO ICHINO
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TUTTO A POSTO, NIENTE IN ORDINE
Lo sciopero generale dei trasporti pubblici a Milano
Corriere della Sera, 24 settembre 2002

 

Lo sciopero costa caro a tutti ‑ ai lavoratori dei trasporti che perdono lo stipendio, a tutti coloro che devono muoversi per il proprio lavoro o per esigenze vitali, ai tifosi venuti a Milano a decine di migliaia che non sanno come recarsi allo stadio e tornarne, agli stilisti e ai loro clienti, all’intera città ridotta a una caricatura di se stessa e umiliata di fronte agli ospiti stranieri – ma non costa una lira al soggetto a cui dovrebbe costare di più: l’azienda di trasporto. La quale, anzi, essendo finanziata principalmente da contributi pubblici forfetari e da abbonamenti, con lo sciopero addirittura un poco ci guadagna, risparmiando su stipendi, benzina, energia elettrica e usura delle macchine. Lo sciopero dei trasporti non produce il suo effetto come ogni altro sciopero, cioè causando un danno economico al datore di lavoro: lo produce causando un danno economico spropositato all’intera collettività, con la sola eccezione del datore di lavoro.



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