ARCHIVIO DEGLI SCRITTI DI PIETRO ICHINO
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IL TEMPO DI LAVORO NELL’UNIONE EUROPEA
Intervento al convegno svoltosi per iniziativa del Centro Nazionale Studi di Diritto del Lavoro “Domenico Napoletano” e del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, Roma, 23 gennaio 1998
Rivista Italiana di Diritto del Lavoro, 23 gennaio 1998

Pubblicato in Rivista italiana di diritto del lavoro, 1998.

 

Abstract:

Esaminati i contenuti salienti della direttiva comunitaria del 1993 sul tempo di lavoro, vengono posti a confronto tre modelli di legislazione nazionale di attuazione della direttiva stessa: la legge tedesca del 1994, caratterizzata dalla pressoché perfetta trasposizione nell’ordinamento nazionale dei limiti posti dall’ordinamento comunitario, con conseguente apertura di amplissimo spazio alla contrattazione collettiva; la legge spagnola dello stesso anno, che invece pone vincoli per diversi aspetti più restrittivi; e l’intervento legislativo delineato nell’“avviso comune” inviato da Cgil Cisl Uil e Confindustria al Governo nel dicembre 1997, che per certi aspetti sembra avvicinarsi di più al modello spagnolo, per altri lascia alla contrattazione collettiva spazi che sembrano eccedenti rispetto ai vincoli posti dalla direttiva. Nella seconda parte del saggio vengono esaminate la risoluzione del Parlamento europeo del settembre 1996, tendente a incentivare economicamente le riduzioni di orario, la recentissima legge francese che prevede la riduzione dell’orario normale legale a 35 ore settimanali entro due anni e le prospettive di riforma della materia in Italia.

Sommario:
1. Principi ispiratori e contenuti salienti della direttiva del 1993 sui tempi di lavoro. 1.1. Limitazione dell’intervento normativo alla tutela della sicurezza. 1.2. Astensione da velleità regolatorie. 1.3. Sostegno alla contrattazione collettiva e apertura alla c.d. “annualizzazione” degli orari. 1.4. Possibilità di apertura controllata all’autonomia individuale. 1.5. Applicabilità della disciplina anche al di fuori dei rapporti di lavoro subordinato.
2. L’attuazione della direttiva negli Stati membri: tre modelli a confronto. 2.1. La riforma tedesca. 2.2. La riforma spagnola. 2.3. L’accordo interconfederale italiano del dicembre 1997.
3. La riduzione dell’orario come strumento per la lotta contro la disoccupazione in Europa. 3.1. La risoluzione del Parlamento europeo in favore di una politica di incentivazione della riduzione degli orari e il “parere” del Comitato economicosociale dell’U.E. 3.2. Il disegno di legge del Governo francese sulle trentacinque ore. 3.3. Le trentacinque ore in Italia: obbiettivo o problema per la nostra politica del lavoro? 3.4. - I possibili fattori di flessibilità del limite imposto dalla legge all’“orario normale” di lavoro. 3.5. - L’indicazione di metodo non raccolta e la consueta fuga in avanti dell’Italia dagli obblighi comunitari.
Nota bibliografica.



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